Embodiment e Giustizia sociale (secondo BO FORBES)
Ieri sera ho ascoltato uno dei talks del summit “Embodied social justice”, organizzato da Embodied Yoga, una piattaforma online, che offre corsi e classi di Yoga ed altre forme di embodiment.
La persona invitata a parlare era la psicologa Bo Forbes, esperta di Yoga, mindfulness ed embodiment, nonché una delle insegnanti che seguo da lungo tempo. Bo Forbes è particolarmente interessata agli effetti sul corpo da parte del sistema sociale in cui viviamo.
La sua analisi è particolarmente interessante e vorrei buttare giù qui i punti principali, per assorbire meglio i concetti espressi e per condividere con voi le sue interessantissime osservazioni.
Embodied o disembodied?
Prima di iniziare una pratica Yoga con i miei studenti, facciamo quello che chiamo Embodied Check-in (ispirato agli insegnamenti della psicologa Bo Forbes).
L’ embodied check-in inizia quasi sempre con la domanda seguente: sono presente nel mio corpo? se sì, quanto sono presente nel mio corpo? e di solito aggiungo, che la domanda potrebbe non avere senso o non avere una risposta, e che è più importante continuare a porsi la domanda piuttosto che darsi una risposta. A forza di porsi la domanda, la risposta finalmente emerge dal nostro corpo.
Eventi sfavorevoli infantili e le malattie croniche
Uno stato di benessere psico-fisico e spirituale può essere raggiunto solo se il nostro sistema nervoso autonomo si trova nello stato di attivazione del sistema vagale ventrale, che corrisponde all’esperienza soggettiva di sentirsi sicuri e aperti all’interazione sociale con gli altri ( “safe and social” , sicuro e sociale); quando le altre due branche del sisitema nervoso autonomo, il simpatico e il vago dorsale , funzionano sotto il controllo del sistema vagale ventrale, possiamo avere accesso al gioco (mobilizzazione sicura) e all’intimità con un’altra persona (immobilizzazione sicura).
La teoria polivagale e i disturbi legati allo stress e al trauma
La teoria polivagale di Stephen Porges è una scoperta scientifica che ha rivoluzionato il modo in cui si guarda al sistema nervoso autonomo e che sta aprendo la strada alla comprensione nonché alle possibilità terapeutiche dei disturbi da stress post-traumatico, ma soprattutto di disturbi, quali fibromialgia, malattie autoimmuni, dolore cronico, che potrebbero essere collegati ad esperienze di trauma non risolte.
Sebbene sia un argomento complesso, è estremamente importante che ognuno di noi ne comprenda almeno le linee generali, ancor di più se soffriamo di malattie o disturbi che rientrano nella sfera psicosomatica.
Quindi, il mio invito è di continuare a leggere, mentre cerco di spiegarvi questa teoria e le sue implicazioni sul trauma nel modo più semplice possibile!
Il ciclo dello Stress
Vi siete mai domandati perchè lo stress, soprattutto se cronico, fa male?
Non tutto lo stress è negativo. Un certo livello di stress è infatti positivo, perchè ci fornisce la motivazione ad andare avanti con i nostri progetti e l’energia necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati. Questo livello di stress positivo viene chiamato “eustress” e si accompagna a cambiamenti psico-fisici (quali maggiore energia e attenzione focalizzata) che sostengono le nostre attività e mantengono uno stato di salute e benessere.
Il problema giunge quando lo stress (o almeno lo stress percepito) raggiunge un livello in cui la nostra risposta fisiologica all’evento stressante diventa di per sè negativa per il nostro benessere psico-fisico. Si parla allora di “distress”.