Embodied o disembodied?
Prima di iniziare una pratica Yoga con i miei studenti, facciamo quello che chiamo Embodied Check-in (ispirato agli insegnamenti della psicologa Bo Forbes).
L’ embodied check-in inizia quasi sempre con la domanda seguente: sono presente nel mio corpo? se sì, quanto sono presente nel mio corpo? e di solito aggiungo, che la domanda potrebbe non avere senso o non avere una risposta, e che è più importante continuare a porsi la domanda piuttosto che darsi una risposta. A forza di porsi la domanda, la risposta finalmente emerge dal nostro corpo.
Breve storia della mia ansia e del mio percorso di guarigione (in corso)
Nella mia vita non sono mai stata una persona ansiosa.
Mi ricordo che quando mia madre si preoccupava per qualcosa di drammatico che sarebbe potuto accadere, le dicevo sempre di non preoccuparsi, fino a che l’evento non fosse davvero successo, ossia di “non fasciarsi la testa, prima di rompersela”.
Quindi, quando all’età di circa 37 anni, mi è stata diagnosticata un disturbo di ansia generalizzata, io stessa sono rimasta scioccata, assolutamente impreparata a ricevere questa diagnosi, eppure i segni e i sintomi erano tutti lì, in piena vista.
Probabilmente, fino ad allora, avevo sempre associato il concetto di ansia alla preoccupazione eccessiva nei confronti di scenari apocalittici, che solitamente hanno scarsissima possibilità di accadere, come quando ci si preoccupa, magari fino a sentirsi quasi svenire, se non si riesce a contattare il marito o il figlio per telefono e ci si immagina già che gli sia successo qualcosa di grave, tipo un incidente mortale. Ecco, questo non era il tipo di ansia che avevo. (È tuttavia un altro modo in cui l’ansia può manifestarsi).