SPAZIO 1999 E IL MICROBIOMA: connessioni mentali di un pomeriggio a casa in isolamento COVID

Ogni tanto mi torna in mente la sigla di Spazio 1999. “C’è un mostro che distrugge tutte le astronavi, riduce in mille pezzi missili e robot…”. Chi se la ricorda?

 Devi probabilmente essere nato negli anni sessanta-settanta per conoscere questa serie televisiva, che raccontava le avventure dell’equipaggio  della base lunare alpha, che a seguito di un’esplosione nucleare, si era distaccata dall’orbita terrestre e se ne andava in giro nello spazio, incontrando ogni sorta di alieno. 

L’idea che gli esseri umani possano sopravvivere in una realtà lontana da quella terrestre, come è  il caso di questa serie televisiva e di tante altre storie di fantascienza,  è  ancora ben radicata nel nostro immaginario collettivo e a mio avviso racconta proprio della convinzione che l’essere umano ha, di essere al di sopra delle parti, e di essere completamente  indipendente dall’ambiente terrestre e dai suoi cicli naturali. Le medicine antiche hanno sempre saputo che l`essere umano è parte di un’ecosistema dal quale dipende in tutto e per tutto, e che ogni qual volta ci si allontana dalla natura e dai suoi ritmi, la nostra salute deteriora. 

Le nostre funzioni fisiologiche sono cicliche e dipendono dall’alternarsi della luce e del buio nell’ambito delle 24 ore  e dall’alternarsi delle stagioni. Quando perdiamo il contatto con questa ciclicità, come ad esempio accade alle persone che lavorano di notte, il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari aumenta drasticamente. 

Questa ciclicità è stata anche riscontrata nel microbioma, il micromondo di microorganismi che popolano tutti i meandri del nostro essere e il cui numero è praticamente pari alle cellule umane, tanto da continuare a farci porre la domanda che ci poniamo da secoli “Chi sono io?”. La mia umanità non può di certo essere confinata all’umanità delle mie cellule, dato che dentro di noi albergano similmente trilioni di micro-organismi che ci prestano il loro bagaglio genetico per aumentare le nostre capacità funzionali. I batteri del microbioma intestinale ad esempio ci aiutano a digerire le fibre alimentari e ricavarne energia, che altrimenti andrebbero perdute (sicuramente meno importante ora che nel passato, dato che non abbiamo di certo problemi di energia derivata dal cibo), a produrre vitamine essenziali e neurotrasmettitori, quali la serotonina e la dopamina, che determinano il nostro umore di base. I batteri del microbioma inoltre ci proteggono dalle infezioni e contribuiscono alla risposta immunitaria e alla salvaguardia della parete intestinale.

Il loro ruolo si estende praticamente su così tanti livelli, che oggi si crede che il loro contributo sia praticamente essenziale alla nostra sopravvivenza e che di fatto, tutte (o quasi), le malattie croniche di cui soffriamo (dal diabete, alle malattie cardiovascolari e degenerative) siano ascrivibili ad un’alterazione della composizione del microbioma.

Il microbioma è super plastico e malleabile e cambia continuamente in risposta alla dieta e a tutta una serie di fattori, quali lo stress, l’esposizione agli antibiotici, l’uso eccessivo di disinfettanti, l’esercizio fisico e la mancanza di sonno.

Sicuramente si può affermare che lo stile di vita occidentale, lontano dai cicli naturali e caratterizzato da un’alimentazione completamente  impoverita dei carboidrati complessi (mac, microbes accessible carbohydrates , il cibo preferito dei microbi, presenti nelle fibre alimentari)  ha avuto un effetto deleterio sul microbioma.

Le conseguenze sono disastrose per la nostra salute, e viviamo ancora sulla terra!

La soluzione alla possibile estinzione di innumerevoli specie di batteri del nostro microbioma è il ritorno alla natura e a suoi ritmi, ad alimentarsi di cibo vero, integrale, ricco di fibre.

Abbiamo una speranza di sopravvivere solo se ci riconnettiamo alla nostra terra. Non penso che riusciremmo a farlo in una base lunare!






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