L’essere umano secondo il modello yogico dei Kosha

Recentemente ho chiesto ad alcune delle mie studenti quali sono le ragioni che le hanno portate allo Yoga e quali benefici ne hanno ricevuto.

La ragione principale che ha portato molte delle mie studenti a iniziare un percorso yogico è lo stress e conseguentemente la ricerca di tecniche di rilassamento, ma anche il desiderio di riunire la mente con il corpo. Tra i benefici, a parte il rilassamento, e un senso di maggiore benessere fisico, molte delle mie studenti hanno riportato anche un miglioramento nella sfera psichica. 

Ovviamente per me non è una sorpresa che l’utilizzo di una pratica fisica (quali sono le asane), coniugata ad alcune tecniche di respirazione e di rilassamento, abbia avuto un effetto anche sul lato emotivo, mentale e psichico in generale. Questi risultati sono perfettamente in linea con la visione yogica dell’essere umano. 

Nella letteratura sacra a cui lo Yoga si rifà, quali ad esempio i Veda e in particolare gli Upanishads, l’essere umano viene descritto come un essere multidimensionale, dove la dimensione fisica è solo una delle dimensioni che lo compongono.

Il modello che descrive questo aspetto è quello dei cosiddetti Pancha Maya Kosha. I kosha , guaine (sheaths in inglese), o alternativamente involucri o gusci, sono descritti essere contenuti uno dentro l’altro, quasi come le bambole russe.

I kosha sono cinque (pancha) e rappresentano le cinque dimensioni o lesperienze dell’essere umano. Si passa dalla dimensione più grossolana, quella del corpo fisico (annamaya kosha) a quella più sottile del corpo spirituale o di beatitudine (anandamayakosha).

Queste 5 guaine sono interconnesse e le possiamo immaginare una dentro l’altra , con la guaina più sottile che contiene quella un pò meno sottile, questa a sua volta contiene quella ancora meno sottile, così via, fino ad arrivare alla guaina fisica, quella del corpo, l’unica parte del nostro essere che possiamo vedere e toccare.

Queste dimensioni, essendo interconnesse, in realtà formano una unità inscindibile, e l’ azione a livello di una delle dimensioni, ha la capacità di influenzare anche le altre; per questo non mi sorprendo che lavorando sulla dimensione fisica, si possano avere risultati sulla dimensione mentale e viceversa.

Quali sono dunque queste cinque dimensioni?

Le cinque dimensioni dell’essere umano secondo i Taittiriya Upanishad (2.1-5).

Le cinque dimensioni dell’essere umano secondo i Taittiriya Upanishad (2.1-5).

Partendo dalla dimensione più grossolana, la prima dimensione che incontriamo è l’ Annamaya kosha. Anna significa cibo e maya significa “fatto da”, quindi questa è la dimensione del corpo fisico, che è fatto letteralmente dal cibo che mangiamo. Questa dimensione comprende tutto ciò che nel nostro essere è fatto di materia, tangibile, visibile e percepibile, a partire dal DNA, fino alle cellule, ai tessuti, agli organi e ai sistemi (digestivo, respiratorio, cardiovascolare etc.).

Molti di noi si identificano solamente con questa dimensione dell’essere, che è anche l’unico oggetto di interesse della medicina occidentale, che si fonda sul modello biomedico, dove l’uomo è visto come una macchina, fatto dall’aggregazione delle sue parti fisiche.

La dimensione successiva, che contiene dentro di sé la dimensione fisica, è quella del Pranamaya Kosha, ossia la guaina fatta di prana, l’energia vitale, la dimensione energetica. Questa dimensione è responsabile della vitalitá del nostro organismo, in questa dimensione abita l’ intelligenza vitale (il prana) che guida il funzionamento dei sistemi fisiologici, i quali, in assenza di vita o energia, sarebbero sistemi inerti o morti (come nei cadaveri). La dimensione energetica corrisponde quindi a tutte le nostre attività fisiologiche, ma parallelamente, nella visione tantrica, ha anche una sua anatomia sottile, rappresentata da un sistema di canali, chiamati nadi, di cui apparentemente se ne contano circa 70,000 nel nostro corpo, lungo i quali l’energia si muove. Ci sono tre canali principali, l’ida, la pingala a lo sushumna, e nei punti in cui questi canali si incontrano, lungo la linea di mezzo, si formano dei vortici energetici, chiamati chakra.

La dimensione energetica corrisponde probabilmente anche al campo bioenergetico, che si è visto essere fondamentale per lo sviluppo dell’embrione e poi del feto durante l’embriogenesi. La dimensione energetica è quella su cui si basa ad esempio la medicina cinese, dove il prana viene chiamato chi.

La terza dimensione è quella della mente e delle emozioni, viene chiamata Manomaya kosha, la guaina del Manas, la mente. La mente, manas, nella filosofia Yoga (Samkhya), è in realtà un aspetto della mente inferiore, è la mente reattiva, quella che sulla base delle sensazioni e delle informazioni ricevute dall’esterno o anche dall’interno, spesso reagisce invece di rispondere e la reazione è automatica.

In questa dimensione possiamo collocare le emozioni ( che partendo dalle sensazioni ci inducono a muoverci, e-mozione, per reagire alle circostanze ) e tutte le nostre reazioni, quali avversioni o attrazioni, che abbiamo nei confronti di cose, pensieri, oggetti , situazioni, persone etc (avversione e attrazione nella filosofia yoga fanno parte dei kleshas, le cause di sofferenza dell’essere umano), e rientrano in questa dimensione anche le paure, le fobie, i pensieri, soprattutto quelli ripetitivi, automatici, ruminanti, e autobiografici. 

La quarta dimensione è quella dell’intelletto, il Vijnanamaya kosha; Vijnana significa conoscenza, discriminazione, il sapere che arriva più dall’intuizione che non dalla conoscenza libresca. Questa dimensione coincide con quell’aspetto della mente superiore (rispetto al manas), che viene chiamato Buddhi, che é proprio l’intelligenza più alta, la saggezza e la capacitá di discriminazione. Quando siamo in grado di aver accesso a questa dimensione, ecco che invece di reagire alle circostanze, siamo in grado di rispondere, discriminando e anche intuendo la risposta più adatta alla situazione. A questo livello si collocano i nostri valori più profondi, la nostra voce interiore, nonché la voce della nostra coscienza. Questa dimensione, in alcune tradizioni, rappresenta anche la dimensione della personalità, e quindi a questo livello, potremmo trovare tutta una serie di credenze e visioni del mondo, che potrebbero essere limitanti e che in ultima analisi andrebbero smantellate, servendosi dell’intelligenza superiore. In altre tradizioni invece le credenze limitanti vengono collocate a livello del manomaya kosha.

L’ultimo kosha è l’ Anandamaya kosha, la dimensione spirituale. Ananda significa beatitudine, per cui entriamo in contatto con questa dimensione, quando siamo in uno stato di gioia, di benessere, o di vera e propria beatitudine, ossia quando ci sentiamo vicini e connessi al nostro potere superiore, sia esso la natura, o qualsiasi espressione del divino da noi concepita.

Questa dimensione rappresenta l’ultima guaina dell’essere umano, che va a coprire o rivestire l’entità che sta al centro, ossia il Sé, l’anima, il Purusha (come chiamato negli Yoga Sutra), o l’ Atman (come chiamato nella tradizione vedica). L’ atman o purusha sono la nostra essenza spirituale, la nostra natura essenziale, quella parte di noi che non cambia, priva di qualità, che non nasce e non muore, che è eterna. 

Il modello dei Kosha è particolarmente interessante perché si allinea al modello bio-psico-sociale e spirituale, che è stato proposto come modello di salute e malattia alternativo al modello biomedico. 

Nella Yoga terapia, questo modello viene spesso utilizzato, per identificare quale dimensione è particolarmente influenzata dalla condizione di sofferenza della persona, e soprattutto per evidenziare quale sia la dimensione più accessibile per la persona, in termini di possibili interventi terapeutici. Ad esempio, per una persona potrebbe essere più facile avere accesso alle pratiche fisiche, sebbene la dimensione che soffra di più sia quella emoticva, mentre per una persona con alcuni disagi fisici, potrebbe essere più facile iniziare con pratiche di respiro o di meditazione. Dato che i Kosha sono interconnessi, l’ intervento su una dimensione, ha poi un effetto a catena anche sulle altre dimensioni del nostro essere. 

Il mio corso di Yoga terapia per ansia e stress è organizzato utilizzando proprio il modello dei kosha, cosicchè nelle prime settimane partiamo dal corpo e via via entriamo in contatto con le altre dimensioni del nostro essere, mentre nuovi strumenti, yogici e non, che hanno un effetto sulle dimensioni corripsondenti, vengono introdotti di volta in volta.


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