Come vogliamo invecchiare?

Quasi nessuno vuole invecchiare. Neanch’io voglio invecchiare, se invecchiare significa la perdita inevitabile, sebbene lenta e progressiva, di funzioni che prima si davano per scontate, la sofferenza a causa di una o più malattie croniche, la perdita di memoria nonché  di altre funzioni cognitive. Chi vuole invecchiare se l’invecchiamento  è praticamente un declino inevitabile? 

Tuttavia è possibile invecchiare in modo sano. Probabilmente ognuno di noi conosce qualcuno che sia invecchiato bene. L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l'invecchiamento sano "come il processo di sviluppo e mantenimento della capacità funzionale che permette il benessere in età avanzata".


Cosa distingue l’invecchiamento “sano” da quello che abbiamo imparato a considerare normale? Questo è ciò di cui si occupa  attualmente la scienza dell’invecchiamento.

 Il problema, però, nello studiare l’invecchiamento è che ben poche persone nella nostra società invecchiano in modo sano, per cui il processo di invecchiamento normale viene definito sulla base di dati raccolti in una popolazione anziana, che non necessariamente è invecchiata nel migliore dei modi. Il rischio è quindi di attribuire al processo di invecchiamento alcune caratteristiche, che in realtà sono più la conseguenza di uno stile di vita protratto nel tempo, piuttosto che dell’invecchiamento in sé.  Una di queste caratteristiche è l'infiammazione cronica. 

Al momento,  l'infiammazione cronica viene considerata una conseguenza inevitabile del processo di invecchiamento, al punto che è stato coniato il nuovo termine inflammaging (inflammation+aging), proprio per identificare il processo infiammatorio tipico delle senescenza.  Si è visto che  l’ ’inflammaging contribuisce alla immunosenescenza, ossia il  rimodellamento del sistema immunitario, che nel tempo porta a un declino dell'efficacia immunitaria, con conseguente aumento della vulnerabilità alle malattie infettive, diminuzione delle risposte alle vaccinazioni  e una maggiore suscettibilità alle malattie infiammatorie legate all'età. 

Nei blog precedenti ho parlato molto di infiammazione cronica, come risultato dello stile di vita occidentale, che include una  dieta ricca di grassi saturi e zuccheri semplici, lo stress cronico, l’obesità, l’inattività fisica, l’esposizione ad inquinanti ambientali, tossine, antibiotici etc

Se  tutti questi  fattori di rischio rimangono immutati nel corso degli anni, fino ad età avanzata, come succede nella maggior parte dei casi, è praticamente ovvio che lo stato infiammatorio di base aumenti nel corso degli anni. 

Allora mi domando, quanto di questa infiammazione cronica sia dovuta all'invecchiamento di  per sé ed è quindi inevitabile, e quanto invece sia  dovuta ai fattori aggravanti e quindi è evitabile, se si interviene sullo stile di vita.


Cosa succede a quelle persone che vivono più a lungo, ad esempio i centenari in Sardegna o quelli in altre aree del mondo ? 

Queste persone sono praticamente l’unico modello di invecchiamento “sano” che abbiamo a disposizione e sono stati ampiamente studiati. 

Si è visto che i centenari hanno livelli di infiammazione cronica più bassi e presentano un particolare fenotipo sano, caratterizzato da un basso numero di malattie, da  pressione sanguigna  bassa, parametri metabolici ed endocrini   ottimali, maggiore diversità nel microbiota intestinale e sono epigeneticamente più giovani della loro età cronologica. 

Dalle interviste con i centenari e i dati storici sulle abitudini nutrizionali e sul loro  stile di vita durante il ventesimo secolo è emerso che da bambini e in età adulta, i centenari vivevano in un ambiente che era non-obesogeno, ma allo stesso tempo l'ambiente non produceva malnutrizione. E citando testuali parole da questo articolo (tradotte dall’inglese): “ I centenari sembrano essere creature abitudinarie, e noi sosteniamo che la loro abitudine di mangiare i pasti alla stessa ora ogni giorno ha favorito il mantenimento dei ritmi circadiani, compreso il loro ciclo del sonno. In questi anziani, è sempre rilevabile uno stato infiammatorio cronico, che però sembra avere più una funzione  adattiva ed è meno dannoso che nelle persone più giovani”.

In questa popolazione quindi lo  stato infiammatorio sembra avere una funzione protettiva.

In un altro studio fatto sui centenari, si è visto come  l'infiammazione cronica di basso livello, dopo l'età stessa, sia il fattore più  importante che si correla negativamente non solo alla sopravvivenza, ma anche alle capacità generali e alla cognizione.

L'infiammazione cronica quindi sicuramente aggrava il processo di invecchiamento. 


Cosa succede ai vari tessuti del corpo quando si invecchia? 

In questo articolo (da cui è presa l’immagine di sotto), viene descritto cosa  succede alle masse ossea, muscolare e adiposa con il passare degli anni. 

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Durante il periodo che va dalla nascita fino  ai 30 anni, che è  considerato fase di crescita, la massa ossea e muscolare aumentano, mentre la formazione di grasso (adipogenesi) rimane ai livelli basali. 

Tra i 30 e circa 55 anni c'è la fase di mantenimento, in cui la formazione e il riassorbimento di tessuto osseo sono in equilibrio e la formazione di nuovo tessuto muscolare e osseo sono a livelli basali. 

In quella che viene poi chiamata fase di declino, dai 55 anni in poi, si assiste ad un declino della massa muscolare (sarcopenia), una  riduzione della densità ossea, dovuta al fatto che il riassorbimento osseo (osteoclastogenesi) è maggiore della formazione di ossa (osteogenesi ), e ad un  aumento del  tessuto adiposo, a causa di un incremento dell’ adipogenesi, soprattutto a livello viscerale. In aggiunta, come si vede dal grafico, l’infiammazione cronica aumenta progressivamente con l’età. 

La perdita della massa muscolare con l’età, insieme probabilmente al cambio ormonale, fa sí che il tasso metabolico di base sia ridotto  del 5-25% . Con l’etá quindi  il metabolismo si rallenta, ma allo stesso tempo si riduce anche l’assorbimento, ne consegue che aumenta il bisogno di cibi densi di nutrienti (vitamine, proteine, carboidrati) a basso contenuto calorico. Se però l’apporto calorico rimane lo stesso e la dieta è deficiente di macro-e micronutrienti essenziali, l’ aumento di peso è inevitabile e l’adiposità che ne consegue va a favorire il processo infiammatorio di base.

L’ infiammazione cronica  a sua volta, va ad influenzare il destino delle cellule staminali mesenchimali (precursori di osteoblasti e adipociti),  favorendo la formazione di nuove cellule adipose (adipogenesi) piuttosto che quella di cellule ossee. A sua volta, l'aumento dell'adipogenesi propaga l'obesità e poiché le cellule adipose, soprattutto quelle viscerali,  sintetizzano citochine pro-infiammatorie, l'infiammazione cronica  viene propagata in un "circolo vizioso".

La riduzione della produzione di tessuto osseo e l’aumento del riassorbimento osseo, causati dallo stato infiammatorio cronico, perpetrato dall’ aumento dell’adiposità, fanno si che la  densità minerale ossea inizi a declinare a partire dai 50 anni. Le donne possono perdere fino al 20% della massa ossea, entro 5- 7 anni dalla menopausa, e poi una media di  0.5-1% di perdita annua.

Il ruolo negativo giocato dall’accumulo di grasso viscerale è dimostrato anche dal fatto che  la quantitá di grasso superiore al 33% della massa corporea  è associata negativamente alla densitá ossea. Questa quantitá di grasso può essere raggiunta anche in condizioni di peso normale, ad esempio, alcune persono potrebbero avere un indice di massa corporea normale, e tuttavia avere una quantità di grasso superiore al 30%, a causa della sostituzione di parte del tessuto muscolare con quello adiposo.  L’ aumento della adiposità, insieme alla perdita di tessuto muscolare e di tessuto osseo è  stata definita  adiposità  osteosarcopenica, e sebbene sia più tipica degli anziani, comincia ad essere identificata anche nei giovani. Ne consegue un aumentato rischio di malattie infiammatorie croniche, soprattutto di tipo metabolico. 

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Make it stand out

Fig.2. L’infiammazione cronica causata dal processo di invecchiamento, è aggravata da una dieta ipercalorica e scarsa in nutrienti, da uno stile di vita sedentario e non allineato ai ritmi naturali e dallo stress cronico. Si postula che l’infiammazione cronica sia alla base della perdita ossea, della riduzione della massa muscolare e dell’aumento dell’adiposità, legate all’età. L’aumento della adiposità a sua volta perpetua il processo infiammatorio. La perdita di massa muscolare riduce ulteriormente il metabolismo basale, favorendo l’accumulo di peso, e la perdita ossea facilita la vita sedentaria. Si crea così un circolo vizioso che perpetua l’infiammazione cronica durante il periodo senile.

Sebbene non mi sia ancora del tutto chiaro se l’infiammazione cronica sia inevitabile per il fatto stesso che si invecchia, ciò che è chiaro è che è almeno possibile ridurre o eliminare tutti i fattori che aggravano il processo infiammatorio. 

L’intervento sui  vari aspetti del nostro stile di vita al fine di ridurre l’infiammazione cronica è a mio avviso l’unica possibilità che abbiamo per invecchiare in modo sano. 

Cambiando la mia dieta (più ricca di frutta e verdure e grani integrali)  ed alleggerendo e anticipando la cena, sono riuscita negli ultimi tre mesi a perdere il peso che avevo accumulato negli ultimi anni durante la perimenopausa. Liberandomi del grasso in eccesso (accumulato verosimilmente perché la dieta era rimasta invariata, mentre il metabolismo aveva iniziato a rallentarsi), ho senza dubbio ridotto il mio livello di infiammazione cronica e spero di essermi avviata nella giusta direzione verso un invecchiamento sano.

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